Sul cristianesimo futuro: da Diogneto a de Foucauld

 


Nella crisi profonda che attraversa il cristianesimo, come elaborare una spiritualità per le metropoli del terzo millennio? Non creando oasi perfette o erigendo micro-muri, ma attraversando i deserti del mondo. Come accadde ai tempi dell’Impero romano.

Quale formidabile “profezia” fu quella di Charles de Foucauld a fine Ottocento/inizi Novecento proprio durante la crescita di quelle grandi concentrazioni metropolitane che abbiamo descritto! Da qui, penso sia necessario riconoscere la genialità di quel “riscopritore” delle tematiche della “piccolezza” che fu padre René Voillaume. Partendo dall’esperienza del “deserto”, stimolato dai grandi cambiamenti socio-industriali prima descritti, decise di radicare i suoi “piccoli fratelli” nelle grandi concentrazioni e negli slums che si stavano allargando attorno alle metropoli, defi nendo una vera e propria spiritualità della “contemplazione attiva” tra le diffuse masse del proletariato allora crescente. Certo è impressionante il complesso di intuizioni che Voillaume assieme ad alcuni altri “piccoli fratelli”, come Louis Gardet e Michel Nurdin, e con Jacques Maritain, elaborarono per testimoniare, nel silenzio, nello studio e nel lavoro manuale, presenze cristiane nel Novecento industriale. In questa ricerca appare un vero e proprio “vocabolario”, un linguaggio novecentesco di parole-chiave che composero quella nuova tessitura teologico-pastorale che sarà la trama di tutto il rinnovamento conciliare.

“Nazareth” come vita nascosta di lavoro manuale, di testimonianza nei luoghi degli “scarti sociali”, immensi come quantità, sparsi ovunque nelle realtà capitalistiche e non solo. “Deserto” come grande metafora della contemplazione dentro le realtà sociali nella testimonianza dei mezzi poveri. “Oasi” di 

riflessione di laici e religiosi che si confrontano nell’esperienza di iniziative di base, legati alla vita metropolitana, ai suoi confl itti, alle sue conquiste democratiche. “Fratelli universali”, innanzitutto nel radicamento disperso in tante realtà geografi che, e un particolare “sguardo affettivo” all’islam, come originaria vocazione di de Foucauld. “Attrarre” come attrazione cosmica dell’Incarnazione. 

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