Ad Abu Dhabi inaugurata la "Casa della famiglia abramitica"
Progettata dall’architetto David Adaye, la “Casa della famiglia abramitica” era stata inaugurata nel pomeriggio precedente sull’isola di Saadiyat, alla presenza tra gli altri dello stesso prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, e del vescovo cappuccino Paul Hinder, già vicario apostolico di Arabia del Sud. Insieme con il porporato sono intervenuti al forum odierno il ministro emiratino della Tolleranza e della Coesistenza e altri sostenitori del luogo di culto per musulmani, ebrei e cristiani. Il cardinale Ayuso — che presiede anche l’Alto Comitato per la Fratellanza umana, promotore dei valori del Documento e della Giornata internazionale ad esso dedicata il 4 febbraio di ogni anno — ha ribadito che «gli esseri umani desiderano una convivenza più pacifica e armoniosa»: perciò «è urgente il ruolo delle religioni nel sanare le ferite del mondo e costruire ponti tra le differenze; ora più che mai».
La missione di diffondere una cultura del rispetto e del dialogo trova dunque ad Abu Dhabi una realizzazione concreta nella Abrahamic Family House come spazio per lo scambio interreligioso, alimentando i valori della convivenza pacifica e dell’accettazione tra persone di credenze e culture diverse. «Questa storica iniziativa aperta a tutti riflette fedelmente i valori della tolleranza e dell’ospitalità», ha commentato il porporato, rimarcando che il Documento sulla fratellanza umana «non è una mappa quanto un impegno quotidiano a lavorare insieme per il bene comune e contribuire a guarire il nostro mondo fragile». Del resto, ha aggiunto, «la fratellanza non può, per definizione, essere esclusiva, confinata al mio gruppo o comunità, ma deve includere tutti». Essa può essere quindi «la dinamica attraverso la quale ci si eleva al di sopra delle differenze e si costruiscono ponti di convivenza». Rilanciando i valori contenuti nella cosiddetta «Dichiarazione di Abu Dhabi» espressi anche nell’enciclica Fratelli tutti, il cardinale ha esortato a superare ostacoli, pregiudizi e conflitti, andando oltre le difficoltà ma restando radicati nelle rispettive identità, evitando sincretismi. Pertanto, senza rinunciare alle diverse risorse spirituali all’interno delle varie tradizioni, «ognuno ha un messaggio celeste da vivere in prossimità con tutti i nostri fratelli e sorelle, chiunque essi siano e qualunque sia la loro» fede, ha detto. «Mentre rendiamo culto a Dio negli spazi qui designati per i nostri rispettivi riti, non dimentichiamo mai l’altro che è vicino, cercando anche Dio e comunicando con Dio, sperando di conoscere meglio e di vivere più veramente alla luce della presenza divina tra noi», ha concluso.
da vaticannews.va
Commenti
Posta un commento