IL CAPODANNO BAHA’I' - NAW RUZ -, una condivisione. L'esperienza bahá’í nella nostra Diocesi


di Paola Franci Morisco

Il 21 marzo, in occasione dell’equinozio di primavera, le comunità bahá’í nel mondo festeggiano il Naw Ruz, l’inizio del nuovo anno. In effetti il Naw Ruz (il Nuovo Giorno) è una ricorrenza diffusa in Iran e in altri Paesi limitrofi che risale ad età pre-islamica, quando l’uomo si sentiva parte della natura e affidava quindi i suoi ritmi al corso degli astri e in quei luoghi esso presenta rituali che richiamano il trionfo della luce sulle tenebre, l’addio all’inverno e il benvenuto alla rigenerazione della vita nell’ambiente naturale.
Per i bahá’í il Naw Ruz, l’avvento della primavera, si accompagna ad una rigenerazione spirituale. Infatti la ricorrenza è preceduta da diciannove giorni di digiuno, che si articolano astenendosi da cibo e bevande dall’alba al tramonto. Questi giorni non vanno intesi come una penitenza, ma piuttosto come un esercizio dello spirito a distaccarsi dai bisogni materiali e dalle proprie abitudini per circa 12 ore al giorno. Sono giorni “dotati di una virtù speciale”, in cui ci si “libera” dalla routine e si dispone del tempo per una più profonda comunione con il divino.
La comunità bahá’í dei Castelli romani celebrerà la ricorrenza ad Albano Laziale, in una casa privata, il 20 sera, con alcune delle persone con cui ha stabilito legami di collaborazione, per condividere la gioia di questa pagina bianca, il nuovo anno, tutta da scrivere e dedicarsi con nuova determinazione al servizio comune all’umanità. Il breve programma introduttivo prevede una spiegazione della ricorrenza e letture ispirate alla pace da diverse tradizioni religiose, “sì che l’Albero Benedetto (l’Albero della Vita) getti la sua ombra su oriente e occidente, e il Tabernacolo dell’unità del mondo sia drizzato sulle alte vette, e vessilli d’amore e fratellanza sventolino dai loro pennoni in tutto il mondo…”
Seguirà una cena, anch’essa frutto di un lavoro condiviso e una parte sociale.

 Per la comunità bahá’í locale
                                                                                          

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