XXIII Giornata del dialogo cristiano-islamico: “Una pace giusta per tutti i popoli”

 


La Diocesi di Albano incontra l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede.


“Non c’è pace tra le nazioni

senza pace tra le religioni.

Non c’è pace tra le religioni

senza dialogo tra le religioni”


CLICCARE QUI PER IL VIDEO COMPLETO DELL'INCONTRO






di Massimo de Magistris
Direttore Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso
Diocesi di Albano


Per la celebrazione della XXIII Giornata del dialogo islamo-cristiano che quest'anno ha come tema “Una pace giusta per tutti i popoli”, abbiamo avuto l'esclusiva opportunità di una conversazione con l'ambasciatore della repubblica islamica dell'Iran presso la santa sede, Sua Eccellenza l'Ayatollah Mohammad Hossein Mokhtari.
Il cordiale scambio si è svolto nei locali dell'ambasciata stessa a Roma, in via Bruxelles, 57.

L'Ayatollah ha alle sue spalle una prestigiosa carriera accademica e una formazione religiosa e umanistica di grande respiro. Ha ottenuto un Dottorato in Filosofia occidentale all’Università di Durham, Inghilterra, (2008). Dottorato in scienze religiose e giuridiche (Qom). Ha ricoperto i seguenti incarichi: Membro del Comitato scientifico dell’Istituto di studio e ricerca Imam Khomeini (dal 2008); Direttore dell’Istituto di Studi per l’avvicinamento delle Denominazioni religiose (2013–2016); Rettore dell’Università per le Denominazioni islamiche (2017–2020); Rappresentante Plenipotenziario del Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran nel Consiglio di Fondazione dell’Università Ahl-al-Beyt. Membro del Comitato scientifico dell’Istituto di studio e ricerca Imam Khomeini: professore e preside della Facoltà Internazionale Orvet ol vosqa (dal 2020).

Abbiamo voluto approfondire con lui alcuni temi relativi alla celebrazione della Giornata nello specifico e alcuni spunti inerenti il valore del dialogo interreligioso tra musulmani e cristiani, specialmente in questo tempo di conflitti e di desolazione che purtroppo imperversa in diverse parti del mondo.
L'Ayatollah ci ha confermato anzitutto lo splendido rapporto diplomatico che ad oggi intercorre tra la Repubblica Islamica dell'Iran e la Santa Sede, sottolineando il grande rispetto che nutre nei confronti di papa Francesco e del suo magistero. Ha più volte ribadito che il suo approccio al dialogo con l'Islam è pienamente condiviso dallo sciismo che lui rappresenta, e che quanto emerso dal Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune siglato nel febbraio 2019, trova sostegno e incoraggiamento dal mondo musulmano. Nel suo recente viaggio ad Assisi, dove l'Ayatollah ha voluto visitare la tomba di San Francesco, ha compreso maggiormente perché il pontefice abbia scelto come ispirazione del suo ministero proprio il Poverello, figura veramente universale che ha testimoniato una genuina comprensione del Vangelo prodigandosi anche per un dialogo pacifico e aperto con l'Islam in un momento storico delicato e pieno di incomprensioni e violenti dissidi.
Alla nostra domanda di raccontarci qualcosa dell'immenso patrimonio culturale e spirituale delll'Iran e dell'Islam sciita, l'Ayatollah si è prodigato lungamente per presentare brillanti teologi, esegeti, filosofi, artisti, eruditi, giuristi, mistici, poeti e uomini di lettere che indicano la profondità di un paese e di una tradizione forse poco conosciuta o marginalizzata a causa di demonizzazioni che spesso non restituiscono integralmente la fotografia di una realtà così poliedrica, pur con le sue criticità.
«Tra i popoli e le religioni non esiste inimicizia. Quella esiste tra i governi e tra coloro che strumentalizzano i testi religiosi per i propri fini». Queste le parole dell'Ayatollah pronunciate alla richiesta di approfondire il tema del dialogo interreligioso e le possibili piste di incontro da valorizzare per promuovere maggiormente la fraternità tra Islam e Cristianesimo, e soprattutto per uscire da una narrazione incapace di identificare chiaramente la radice che genera conflitti e guerre: l'egoismo e l'individualismo, personale e comunitario/etnico.
In una lettera di papa Gregorio VII a En-Nasser emiro di Mauritania del 1076 troviamo queste parole del pontefice: «Noi e voi dobbiamo mostrare in modo tutto speciale alle altre nazioni un esempio della carità, perché crediamo e confessiamo un solo Dio, sebbene in modi differenti...». La testimonianza della fraternità islamo-cristiana può oggi essere un faro determinante su molteplici fronti smascherando il vuoto presente in chi afferma di radicarsi in una tradizione religiosa e non mette in pratica ciò che quella medesima tradizione trasmette, anzi la utilizza per giustificare azioni che poco hanno a che vedere con gli insegnamenti religiosi. 
«Ad ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone...». Da questo passaggio della Sura V del Corano denominata “La tavola imbandita”, si è potuto affrontare poi il tema della "giustizia", impegno che trova tutti i credenti, a qualsiasi tradizione appartengano e nella loro specifica identità, coinvolti nella stessa misura per promuovere processi di giustizia proprio come il già citato Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune dichiara: Attestiamo anche l’importanza del risveglio del senso religioso e della necessità di rianimarlo nei cuori delle nuove generazioni, tramite l’educazione sana e l’adesione ai valori morali e ai giusti insegnamenti religiosi, per fronteggiare le tendenze individualistiche, egoistiche, conflittuali, il radicalismo e l’estremismo cieco in tutte le sue forme e manifestazioni.

La conversazione con l'Ayatollah ha poi esplorato la profondità spirituale dell'Islam sciita, ricchezza spesso poco conosciuta, ma che trova molteplici punti di intersezione con la spiritualità cristiana. La preghiera personale, il distacco dall'ego, il ritorno al cuore, lo sradicamento delle passioni e il ricordo incessante di Dio, sono punti che ritroviamo anche in numerosi insegnamenti della tradizione cristiana.

Con grande entusiasmo ci ha condiviso vari doni, tra cui il suo ultimo libro, lavoro di studio e approfondimento in questa direzione: Studio comparativo dell'invocazione nell'Islam e nel Cristianesimo. Un testo che penetra la pratica dell'invocazione del Nome di Dio nelle due tradizioni religiose da lui attentamente analizzate attraverso lo studio di testi biblici dell'Antico e del Nuovo Testamento, coranici e della tradizione.

Naturalmente l'incontro si è concluso con l'invito nella nostra Diocesi per incontrare il  nostro Vescovo Vincenzo Viva e la nostra comunità ecclesiale inaugurando così una collaborazione fraterna nella convinzione che: "i vari popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra e hanno anche un solo fine ultimo, Dio..." (Nostra Aetate 1).
L'Ayatollah ha invitato a sua volta il Vescovo e l'Ufficio in Iran, presso le Università religiose per parlare di Cristianesimo e di Dialogo Interreligioso ospiti della comunità sciita locale.











Commenti

Post più popolari