L'ambasciatore dell'Iran. «Sul nucleare disponibili al dialogo. Anche in Vaticano.. Le religioni? Antidoto agli scontri».
da avvenire.it
Mohammad Hossein Mokhtari, rappresentante di Teheran presso la Santa Sede: «Pronti al confronto ma basta attacchi di Israele. Il Paese unito contro l'aggressione. Le religioni? Antidoto agli scontri».
«Se la Santa Sede lo proponesse, sarei il primo a garantire la disponibilità dell’Iran a sedersi intorno a un tavolo in Vaticano con gli Stati Uniti per discutere sul nucleare». L’ambasciatore della Repubblica islamica dell'Iran, Mohammad Hossein Mokhtari, traduce nel concreto la disponibilità vaticana a «far incontrare i nemici» che ha annunciato Leone XIV. A una condizione, però, avverte il rappresentante diplomatico di Teheran presso la Santa Sede: «È necessario che si fermi l’aggressione del regime sionista». Sì, l’ambasciatore chiama Israele «regime sionista» per raccontare la guerra cominciata con l’«attacco selvaggio» di venerdì, dice. E mostra le foto, una accanto all’altra, delle vittime dei bombardamenti israeliani. «Civili, civili - ripete -. Un neonato di due mesi; un bambino che in questo scatto viene tenuto dal padre fra le sue braccia; studenti; molte donne». E subito la domanda provocatoria: «Dove sono adesso le organizzazioni internazionali che difendono i diritti delle donne? Per anni ci hanno accusato. Ora neppure una voce che si leva…».
Papa Leone ha detto che la «minaccia nucleare» si risolve con il «dialogo sincero e rispettoso».
L’Iran stava già dialogando con gli Usa proprio sul versante nucleare. E forse saremmo arrivati anche a un accordo se Netanyahu con il suo governo non ci avesse attaccato. La nostra volontà all’incontro c’è sempre stata. Ma il regime sionista ha voluto sabotare i colloqui. Secondo gli statuti dell’Onu, siamo di fronte all’aggressione di uno Stato indipendente. Anzi, è un membro delle Nazioni Unite che colpisce un altro membro Onu. C’è una chiara violazione del diritto internazionale. Però nessuno si è mosso anche dopo l’uccisione di centinaia di civili. Gli organismi internazionali nati per assicurare pace e stabilità al mondo si voltano dall’altra parte quando si tratta di Israele: accade anche per il genocidio di Gaza dove non possono neppure entrare gli aiuti umanitari. Comunque, come ha affermato il nostro ministro degli Esteri, non appena si fermerà l’aggressione, riprenderemo il dialogo.
Eppure l’Aiea ha reso noto la scorsa settimana che l’Iran non starebbe rispettando gli obblighi nucleari...
Una decisione politica, quest’ultima, presa per il pressing di Stati Uniti e di tre nazioni europee: Gran Bretagna, Francia e Germania. Paesi che, infatti, approvano l’aggressione contro di noi. Quindici precedenti dossier dell’Agenzia Onu avevano approvato il nostro percorso di arricchimento dell’uranio per scopi civili che avviene, appunto, sotto l’egida dell’Aiea. Aggiungo che gli attacchi ai siti nucleari possono causare la dispersione indiscriminata di radiazioni mortali.
L’Iran vuole la bomba atomica?
Mai abbiamo previsto armi di distruzione di massa atomiche. C’è anche una fatwa della guida suprema che ne vieta la produzione, la detenzione e l’uso. Inoltre abbiamo sempre accettato i controlli internazionali; ma non si può dire lo stesso di Tel Aviv che possiede testate nucleari e che non ha mai fornito informazioni precise.
Una guerra preventiva, la considera Israele.
Nessuno ha il diritto di colpire strutture nucleari per uso civile. Sono impianti pacifici. Così come nessuno può uccidere militari di alto rango di un altro Stato, massacrare gli scienziati, compiere un bagno di sangue di civili.
Anche Israele denuncia che i missili iraniani seminano morte e distruzione.
I nostri sono missili ad altissima precisione e avvisiamo di evacuare le aree dove sono diretti. Si tratta di legittima difesa. Il regime sionista, invece, sta indirizzando i suoi ordigni verso zone residenziali in cui non ci sono aree militari o soldati e persino sulla tv di Stato.
Il Papa ha ammonito: «Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro».
L’Iran non ha mai detto in maniera ufficiale che vuole cancellare Israele. È solo una scusa per giustificare il conflitto. E non siamo contro il popolo ebraico. Caso mai è il regime sionista che destabilizza l’intera regione dichiarando guerra ai suoi vicini.
Come vede la posizione Usa?
Il governo Netanyahu non agisce senza il consenso di Washington. Quindi gli Stati Uniti sono corresponsabili di quanto sta succedendo.
Israele ha come obiettivo un cambio di regime in Iran. Timori?
Come le cancellerie e l’opinione pubblica internazionale possono accettare una simile prospettiva? L’attuale sistema politico è frutto della Rivoluzione islamica. Abbiamo vari partiti con sensibilità differenti. Però questa guerra ha prodotto un effetto: tutti si sono compattati nel nome della difesa dal regime sionista. Anche la popolazione chiede questo alle nostre autorità.
Quale spazio per il dialogo fra le fedi?
È fondamentale. L’Iran è favorevole a ogni iniziativa che faccia dialogare popoli e religioni. Pertanto sarebbe auspicabile che i leader religiosi condannino insieme l’aggressione che subiamo: non per ragioni politiche, ma in base al comune denominatore spirituale.
E il nuovo Papa?
L’Iran ha rispetto e stima per il Pontefice. E intende rafforzare i rapporti con la Santa Sede. Al termine della Messa di inizio pontificato, il nostro ministro della Cultura ha consegnato a Leone XIV la lettera di saluto del presidente Masud Pezeshkian. La collaborazione intorno alla dimensione religiosa può contribuire ad allentare le tensioni sul piano internazionale nel segno della giustizia e della lotta all'oppressione.
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